LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE SESTA CIVILE
SOTTOSEZIONE 2
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. D’ASCOLA Pasquale – Presidente –
Dott. GRASSO Giuseppe – Consigliere –
Dott. FALASCHI Milena – rel. Consigliere –
Dott. TEDESCO Giuseppe – Consigliere –
Dott. SCARPA Antonio – Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
ORDINANZA
sul ricorso 31039-2018 proposto da:
S.R., elettivamente domiciliata in ROMA, VIA GOLAMETTO 4, presso lo studio dell’avvocato FERDINANDO EMILIO ABBATE, che la rappresenta e difende unitamente all’avvocato GIOVAMBATTISTA FERRIOLO;
– ricorrente –
contro
MINISTERO DELLA GIUSTIZIA, *****, in persona del Ministro pro tempore, elettivamente domiciliato in ROMA, VIA DEI PORTOGHESI 12, presso l’AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO, che lo rappresenta e difende ope legis;
– resistente –
avverso il decreto n. 1074/2018 della CORTE D’APPELLO di PERUGIA, depositato il 06/04/2018;
udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio non partecipata del 20/06/2019 dal Consigliere Relatore Dott. MILENA FALASCHI.
FATTI DI CAUSA E RAGIONI DELLA DECISIONE
La Corte di appello di Perugia, con decreto n. 1074/2018, accogliendo il ricorso proposto da S.R., della L. n. 89 del 200, ex art. 3, ha condannato il Ministro della giustizia al pagamento in favore della ricorrente a titolo di equa riparazione della somma di Euro 1.250,00 con gli interessi dalla data della domanda; condannava altresì il predetto Ministero al rimborso in favore della ricorrente delle spese processuali che venivano liquidate in Euro 405,00.
Avverso la sentenza della Corte di Appello di Perugia la S. propone ricorso per Cassazione, fondato su un unico motivo.
Il Ministero della giustizia ha depositato un mero atto di costituzione, senza svolgere difese.
Su proposta del relatore, che riteneva che potesse essere dichiarato fondato l’unico motivo di ricorso, con la conseguente definibilità nelle forme di cui all’art. 380 bis c.p.c., in relazione all’art. 375 c.p.c., comma 1, n. 5), il presidente ha fissato l’adunanza della camera di consiglio.
ATTESO che:
– con l’unica censura la ricorrente denuncia, ex art. 360 c.p.c., n. 3, la violazione e la falsa applicazione dell’art. 91 c.p.c., in combinato disposto con l’art. 2233 c.c., comma 2, e con le norme del D.M. n. 55 del 2014. A detta della ricorrente, l’importo delle spese di lite liquidato dalla Corte di appello di Perugia sarebbe al di sotto dei valori minimi individuati dal D.M. n. 55 del 2014, e dalle relative Tabelle poichè, pur applicando i parametri minimi ridotti del 50% per ogni singola voce da riconoscere (fase di studio, fase introduttiva, fase istruttoria e fase decisionale), il totale minimo da liquidare avrebbe dovuto essere corrispondente all’importo di Euro 1.198,50 (anzichè di Euro 405,00).
Il motivo è fondato nei termini di seguito illustrati.
Il D.M. 10 marzo 2014, n. 55, “Regolamento recante la determinazione dei parametri per la liquidazione dei compensi per la professione forense, ai sensi della L. 31 dicembre 2012, n. 247, art. 13, comma 6”, indica i parametri medi del compenso professionale dell’avvocato, dai quali il giudice si può discostare, purchè si mantenga tra il minimo ed il massimo risultanti dall’applicazione delle percentuali di scostamento, in più o in meno, previste di tale decreto, art. 4, comma 1, e sulla scorta di apposita e specifica motivazione.
La liquidazione effettuata dalla Corte locale in complessive Euro 405,00, si pone effettivamente al di sotto dei limiti imposti dal decreto, avuto riguardo ai parametri tariffari contemplati dal D.M. n. 55 del 2014.
Infatti, pur applicando la massima riduzione ai singoli importi spettanti per ciascuna voce, ai sensi del citato D.M., art. 4, comma 1, si perviene al riconoscimento della somma totale di Euro 1.198,50, così computata: Euro 255,00 per la fase di studio della controversia (a fronte di Euro 510,00 come importo medio ordinario); Euro 255,00 per la fase introduttiva del giudizio (a fronte di Euro 510,00 quale importo medio ordinario); Euro 283,50 per la fase istruttoria (rispetto alla somma ordinaria prevista in tabella di Euro 945,00); Euro 405,00 per la fase decisionale (a fronte di Euro 810,00 quale importo medio ordinario).
Peraltro, è stato anche chiarito come, in tema di liquidazione delle spese processuali successiva al D.M. n. 55 del 2014, non sussistendo più il vincolo legale della inderogabilità dei minimi tariffari, i parametri di determinazione del compenso per la prestazione defensionale in giudizio e le soglie numeriche di riferimento costituiscono criteri di orientamento e individuano la misura economica standard del valore della prestazione professionale; pertanto, il giudice è tenuto a specificare i criteri di liquidazione del compenso solo in caso di scostamento apprezzabile dai parametri medi, fermo restando che il superamento dei valori minimi stabiliti in forza delle percentuali di diminuzione incontra il limite dell’art. 2233 c.c., comma 2, il quale preclude di liquidare somme praticamente simboliche, non consone al decoro della professione.
La liquidazione disposta dalla Corte di appello di Perugia in complessivi 405,00 curo, invece, è stata operata senza dare alcuna adeguata motivazione, con una determinazione globale dei compensi, in misura inferiore a quelli minimi di cui al D.M. 10 marzo 2014, n. 55, tabella 12 allegata, (Cass. 15 dicembre 2017 n. 30286; Cass. 31 gennaio 2017 n. 2386; Cass. 16 settembre 2015 n. 18167).
In definitiva, il ricorso deve essere accolto e il provvedimento impugnato cassato in relazione alla determinazione delle spese processuali, con rinvio a diversa Sezione della Corte di appello di Perugia, che provvederà nuovamente sul punto alla luce dei principi sopra illustrati, oltre a regolare le spese relative al presente giudizio di legittimità.
P.Q.M.
La Corte accoglie il ricorso;
cassa la decisione impugnata in relazione alla determinazione delle spese processuali e rinvia, anche per le spese del giudizio di legittimità, a diversa Sezione della Corte di appello di Perugia.
Così deciso in Roma, nella Camera di consiglio della VI-2 Sezione Civile, il 20 giugno 2019.
Depositato in Cancelleria il 16 gennaio 2020