Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha reso un’informativa urgente alla Camera dei deputati sul caso relativo alla richiesta di arresto e successiva espulsione del cittadino libico Naieem Osema Almasri Habish, avanzata dalla Corte Penale Internazionale (CPI).
Durante l’intervento, Nordio ha ricostruito dettagliatamente la vicenda, sottolineando criticità procedurali, errori formali e incongruenze che hanno portato alla dichiarazione di nullità del provvedimento.
Il mandato di arresto e la richiesta della Corte Penale Internazionale
La vicenda inizia il 18 gennaio 2025, quando la CPI emette un mandato di arresto internazionale nei confronti di Almasri per crimini contro l’umanità e altri reati gravi. L’arresto viene eseguito il giorno successivo dalla DIGOS di Torino. Tuttavia, come spiegato dal ministro, l’informativa trasmessa al Ministero della Giustizia è risultata carente di elementi fondamentali, tra cui:
La mancata traduzione del mandato in italiano;
La trasmissione tardiva delle richieste ufficiali di arresto;
La mancanza di dati identificativi completi e di documentazione essenziale.
Secondo quanto stabilito dagli artt. 2 e 4 della Legge n. 237/2012, il Ministro della Giustizia ha il compito di ricevere e valutare le richieste provenienti dalla CPI. Nordio ha sottolineato che, in questo caso, la procedura prevista dalla legge non è stata rispettata.
Gli errori della Corte Penale Internazionale
Nordio ha evidenziato numerose incongruenze temporali nel mandato di arresto, tra cui la confusione sulle date dei presunti reati. In particolare, i documenti trasmessi oscillavano tra il 2011 e il 2015 come data di inizio dei crimini. Questa discrasia temporale, relativa a reati continuati di particolare gravità, ha compromesso la validità del mandato stesso.
La situazione si è aggravata quando la CPI ha successivamente corretto il provvedimento cinque giorni dopo l’emissione, modificando i capi d’imputazione e le date di riferimento. Il ministro ha definito questo intervento della Corte un “pasticcio” procedurale, poiché la rettifica ha confermato la presenza di errori sostanziali nell’atto originario.
Il ruolo del ministro della Giustizia e i poteri di valutazione
Un punto cruciale dell’intervento riguarda il ruolo politico del ministro della Giustizia, che, secondo la normativa vigente, non è un mero passacarte delle richieste provenienti dalla CPI. L’art. 2 della Legge n. 237/2012 gli attribuisce il compito di valutare criticamente il contenuto delle richieste, in particolare quando emergono elementi che ne compromettono la validità.
Nordio ha dichiarato che, considerata la presenza di vizi sostanziali e la mancanza di coerenza logica nelle richieste della Corte, era suo dovere non inoltrare immediatamente il provvedimento alla Corte d’Appello per la convalida.
L’indagine per favoreggiamento e omissione di atti d’ufficio
Durante l’informativa, Nordio ha informato l’Aula di essere indagato per i reati di favoreggiamento e omissione di atti d’ufficio ai sensi dell’art. 335 c.p.p.. La notifica dell’indagine è pervenuta il giorno precedente all’intervento parlamentare. Il ministro ha espresso fiducia nel procedimento giudiziario, sottolineando la sua lunga esperienza come pubblico ministero.
Le critiche alla magistratura
Nordio ha anche riservato critiche a una parte della magistratura, accusata di aver espresso valutazioni senza aver letto le carte del procedimento. Ha evidenziato come questo atteggiamento possa compromettere il dialogo tra le istituzioni e ha ribadito la necessità di maggiore prudenza e rigore da parte di chi ha il compito di valutare atti giudiziari.