La Corte di giustizia dell'Unione Europea, con due sentenze del 10 settembre 2024, ha stabilito che Apple ha ricevuto un aiuto di Stato illegale dall'Irlanda per un ammmonatare totale di 13 miliardi di euro, che dovrà recuperare, e ha confermato l'ammenda di 2,4 miliardi di euro inflitta a Google per abuso di posizione dominante, favorendo il proprio servizio di comparazione di prodotti rispetto a quelli dei concorrenti.
La prima pronuncia (sentenza 10 settembre 2024 - causa C-465/20 P) riguarda la decisione della Commissione europea adottata nel 2016, che aveva stabilito come alcune società del gruppo Apple avessero beneficiato, dal 1991 al 2014, di vantaggi fiscali configurabili come aiuto di Stato concesso dall'Irlanda per un totale di 13 miliardi di euro. Questo aiuto derivava dal trattamento fiscale degli utili generati dalle attività di Apple fuori dagli Stati Uniti.
Nel 2020, il Tribunale aveva annullato la decisione della Commissione, ritenendo che non fosse stato dimostrato un vantaggio selettivo a favore delle società. Tuttavia, la Corte di giustizia, investita del ricorso, ha annullato la sentenza del Tribunale, confermando che i ruling fiscali concessi dall'Irlanda ad Apple Sales International (ASI) e Apple Operations Europe (AOE) avevano ridotto la base imponibile di queste società in maniera illegale.
Il vantaggio fiscale è stato ottenuto attraverso l'uso di licenze di proprietà intellettuale detenute da ASI e AOE, e la Commissione europea ha stabilito che tali ruling avevano favorito Apple per un totale di 13 miliardi di euro. Dopo l'annullamento del Tribunale, la Corte di giustizia ha definitivamente confermato la decisione della Commissione.
La seconda decisione (sentenza 10 settembre 2024 - causa C-48/22 P) riguarda l'ammenda di 2,4 miliardi di euro inflitta a Google dalla Commissione europea nel 2017 per abuso di posizione dominante. Google era stata accusata di favorire il proprio servizio di comparazione di prodotti sui mercati della ricerca su Internet a scapito dei concorrenti.
La Commissione aveva rilevato che Google aveva privilegiato i risultati del proprio comparatore di prodotti nella sua pagina di ricerca, relegando quelli dei concorrenti a posizioni meno visibili. Con la decisione "C(2017) 4444 final", la Commissione ha stabilito che il comportamento di Google aveva ostacolato la concorrenza.
Nonostante il ricorso di Google e Alphabet contro la sentenza, la Corte di giustizia ha respinto l'impugnazione, confermando la condanna per abuso di posizione dominante, come previsto dall'articolo 102 del TFUE.
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