Decreto Beneficenza, il Ddl approvato dal Consiglio dei ministri

Articolo del 26/01/2024

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Il Consiglio dei Ministri, nella riunione del 25 gennaio 2024, ha dato il via libera a un disegno di legge che mira a regolamentare i proventi di operatori commerciali destinati a iniziative di beneficenza.

L'obiettivo di questa normativa è garantire un’informazione chiara e non ingannevole ai consumatori, riguardo i prodotti le cui vendite supportano cause benefiche. Il provvedimento nasce dopo le vicende che hanno visto protagonista l’influencer Chiara Ferragni e che iniziarono con il caso del Pandoro Pink Christmas.

I produttori e i professionisti coinvolti devono adesso aderire a un nuovo obbligo di indicare dettagli chiave:

  • il destinatario dei proventi;
  • le finalità benefiche supportate;
  • la quota precisa del prezzo di vendita o l'importo destinato a tali finalità per ogni prodotto venduto.

Per assicurare trasparenza, le informazioni sulle singole confezioni dei prodotti potranno essere fornite anche attraverso l’apposizione di adesivi. Inoltre, è necessario che produttori e professionisti comunichino al Garante per la concorrenza i dettagli dell'operazione promozionale e la scadenza entro cui verranno devoluti i fondi alle organizzazioni beneficiarie.

Il mancato rispetto di queste disposizioni può portare a sanzioni amministrative che variano da 5.000 a 50.000 euro. Inoltre, l'Autorità può ordinare la pubblicazione del provvedimento di violazione sul sito web del trasgressore, sui giornali o tramite altri mezzi come i social media. Interessante notare che il 50% delle sanzioni raccolte sarà destinato a scopi solidali.

È importante sottolineare che queste nuove regole non si applicano agli enti non commerciali, che continueranno a seguire le norme esistenti del codice del Terzo Settore e quelle relative agli enti religiosi per le raccolte fondi.

L'Unione nazionale consumatori ha espresso perplessità sul provvedimento, affermando che “le multe continuano a essere insignificanti, ridicole e soprattutto infinitamente inferiori a quelle che l'Antitrust può comminare oggi per pratica scorretta”.

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