Michael Tomasello, un illustre psicologo evoluzionista, titolare di numerosi incarichi di rilievo in istituti di ricerca, ha recentemente pubblicato un testo dal titolo “Dalle lucertole all'uomo: storia naturale dell'azione” (Raffaello Cortina Editore).
La traduzione italiana non rende merito al titolo originale inglese, che tradotto letteralmente sarebbe di più difficile di comprensione: L'evoluzione dell'agentività: organizzazione comportamentale dalle lucertole agli esseri umani.
Qual è la tesi esposta in questo suo libro?
In poche parole, l'idea centrale si riassume in questo: l'essere umano ha un posto particolare nella storia evolutiva non per la complessità delle cose che fa, ma per come le fa.
La Natura - intendendo con questa parola una semplificazione antropomorfica del processo di selezione naturale - ha agito nei milioni di anni selezionando specie che sono più flessibili ad adattarsi all’ambiente con cui interagiscono. Il punto non è la complessità dell'azione compiuta, non conta quanto sia complesso o complicato costruire una tela del ragno o un nido di un uccello: quello che conta in questa storia è quale margine di scelta sia lasciata al singolo individuo della specie di variare la propria condotta rispetto alla situazione data. Questo margine di scelte prende il nome di “agentività”.
Per dimostrare le sue tesi Tomasello ripercorre la storia evolutiva concentrandosi su quattro tappe ritenute esemplificativo di un percorso che conduce da forme di vita invertebrate fino all'essere umano.
Inizialmente sono sorte forme di vita animale che agivano rispondendo a stimoli, senza che il singolo individuo potesse apportare variazioni alla risposta da dare (totale assenza di “agentività”): date le circostanze, l'individuo non ha alternative e la sua condotta è predeterminata. Creature antiche, di tipo vermiforme, di cui si trovano numerosi esempi anche nei nostri tempi e la cui osservazione conferma la tesi di partenza.
Una tappa evolutiva successiva, nella storia raccontata da Tomasello, è quella dei rettili. Lo studio delle attuali lucertole mostra l'esistenza in questo tipo di vertebrati di un principio di agentività: il singolo individuo appartenente alla specie ha la possibilità di variare la condotta e non risponde a schemi rigidamente posti.
La storia di Tomasello si sviluppa poi analizzando piccoli mammiferi e le grandi scimmie antropomorfe, arrivando infine all'essere umano.
È una storia in cui si mostra un crescente ruolo dell'agentività: già le lucertole (prese ad esempio come rappresentanti dei rettili, molto studiate e presumibilmente dai comportamenti e dalle funzioni cognitive simili a quelle degli antichi rettili) non rispondono tutte nello stesso modo davanti agli stimoli e soprattutto hanno meccanismi di di flessibilità adattativa alla situazione.
Il grado maggiore è poi riservato alle grandi scimmie: oranghi, scimpanzé, gorilla, bonobi e, fra di esse e ancor di più, l’essere umano, il quale ha processi di meta-cognizione tali da rendere ancora più flessibili i propri comportamenti adattativi. Così flessibili da poter scegliere non solo come raggiungere gli obbiettivi dati dalla Natura, ma anche di poterseli scegliere, selezionare e plasmare nel corso della vita.
Cosa c’entra tutto ciò con il diritto, e in particolare con il diritto amministrativo?
La ricostruzione di Tomasello sulla storia della agentività getta una luce sinistra sul nostro diritto amministrativo, che segue una parabola del tutto inversa rispetto a quella seguita dalla Natura per giungere all'essere umano: linee guida, piattaforme che vincolano gli operatori, bandi tipo, facsimile da replicare, procedure che diventano sempre più legate a schemi di procedimenti vincolati piuttosto che connotati da momenti di discrezionalità amministrativa.
Certo, tutto questo è funzionale ad evitare disfunzioni patologiche quali la corruzione, l’abuso di ufficio (qualunque sia la sua sorte in termini persecuzione penale) o comunque l’utilizzo improprio del potere pubblico; e serve anche a mettere al riparo i singoli operatori, i dirigenti pubblici, dal rischio che nella grande incertezza normativa vengano accusati di aver commesso errori giuridici dei quali poi essi siano chiamati a rispondere. Fa un po' quindi comodo a tutti, sia dirigenti sia a chi debba controllarli, l'imposizione di schemi vincolati che poi proteggano - in astratto - da fenomeni corruttivi e proteggano i dirigenti e i funzionari dalla accuse di avere preso decisioni erronee.
Ma la storia naturale raccontata da Tomasello ricorda che l’evoluzione va nella direzione opposta. Le organizzazioni sociali complesse - e questo è il motivo per cui Tomasello ritiene siano sorti nei nei mammiferi capacità di agentività maggiore – esigono un grado di agentività maggiore, un margine di flessibilità lasciata al singolo individuo più ampio. Una organizzazione sociale più complessa è più imprevedibile e con l’imprevedibilità, secondo la storia naturale di Tomasello, sorge la necessità di una maggiore adattabilità: e la maggiore adattabilità, a sua volta, è ottenibile lasciando maggiori margini di scelta al singolo.
Quante volte ci siamo trovati davanti a provvedimenti tecnicamente ineccepibili perché rispondenti a tutti i parametri e tutti i vincoli imposti dal hard e dal soft low, per poi ritrovarsi con un provvedimento sostanzialmente insoddisfacente e inadeguato (e molto spesso anche moralmente inappropriato) che non accontenta i destinatari e nemmeno i controinteressati e il dirigente che lo ha dovuto emettere?
Ecco, la storia naturale di Tomasello ci dimostra che il nostro diritto amministrativo – sempre più ristretto in angusti limiti e rigidità - sta procedendo a ritroso, sta già arrivando al livello dei rettili: un diritto amministrativo da lucertole, in cui l'agentività dei singoli è limitata all'indispensabile e in cui, soprattutto, non ci sono margini per reagire all'imprevedibilità di una organizzazione sociale complessa.
Continuando così arriveremo a un diritto amministrativo analogo alle forme di agentività del esseri vermiformi e primitivi, che costituivano la prima esperienza di vita animata sul pianeta. Ma visto invece che il diritto va sempre più nella complessità, nell’incertezza dell’imprevedibilità, la storia naturale raccontata da Tomasello dovrebbe suggerire che e affinché la pubblica amministrazione sia più efficiente e rispondente alle sfide che la contemporaneità le mette davanti, dovrebbe proprio seguire il diverso percorso di trovare meccanismi di flessibilità più ampi.
Certo, con sistemi di controllo, con forme di responsabilità appropriate ed evitando la paura della firma, la caccia alle streghe e tutto quello che consegue al poter compiere di errori da parte dei dirigenti pubblici: ma il prezzo da pagare molto più grande sarebbe quello di un diritto amministrativo che si fa sempre più inappropriato rispetto al presente, perché, azzerando l'agentività individuale in cui si articola il potere amministrativo, sia sempre più incapace di reagire all'imprevedibilità del caso concreto, al suo perenne sfuggire allo schematismo di linee guida e procedimenti vincolati.