La valutazione fondata sul diritto
si pratica, nel ragionare umano,
solo quando si è su di una base di parità,
mentre, se vi è disparità di forze,
i più forti esigono quanto è possibile
ed i più deboli approvano.
(Tucidide)
La distruzione di Melo è uno dei più noti passaggi de La guerra del Peloponneso.
Tucidide racconta il dialogo fra gli ambasciatori Ateniesi e quelli della piccola isola di Melo, cinta d'assedio dalla imponente flotta ateniese al fine di estorcere l'accettazione del dominio di Atene e dunque un ausilio nella guerra contro Sparta.
Gli abitanti di Melo preferiscono non accettare il dominio di Atene senza combattere, affidando alla sorte il loro destino.
Gli Ateniesi, a fronte della mancata sottomissione degli abitanti dell'isola, immediatamente li sterminano senza pietà, uccidendo ogni uomo in età militare e riducendo in schiavitù tutti gli altri.
A compiere il massacro sono quei medesimi Ateniesi che Pericle definisce “educatori dell'intera Grecia”, sono proprio i democratici ateniesi.
E durante il dialogo, dopo aver affermato che il diritto vige soltanto fra chi si trovi in una condizione di parità di forze, viene infine dichiarata l'esistenza di una legge eterna, fatta propria anche dagli dei, secondo cui il più forte giustamente sottomette il più debole.
E poiché si tratta di una legge eterna, deducono gli ambasciatori ateniesi, gli dei non toglieranno il loro favore ad Atene se essa eserciterà tutta la forza di cui dispone.
Un passaggio decisivo nel fondare un nobile antenato di quell'idea per cui la legge di natura è nient'altro che il dominio del più forte sul più debole: un'idea da cui discende l'immagine di un diritto naturale di impronta autoritaria.
Il pragmatismo degli ateniesi ci ricorda come non senza ragione vi sia chi vede la differenza fra un regime violentemente dittatoriale ed uno civilmente democratico nel carattere di chi è comandato, e non in quello di chi comanda: per i più docili è sufficiente la persuasione ed essi possono permettersi una democrazia, ai più riottosi tocca un governo autoritario.
Sessant'anni di pace sul suolo europeo ci hanno forse indotto a credere che, effettivamente, la pacifica convivenza possa fondarsi esclusivamente su diritti scritti stampati sui fogli di una carta costituzionale, ed a considerare lo sguardo meta-giuridico di un Nietzsche o di un Carl Schmitt come delle mere elucubrazioni filosofiche.
E poi d'improvviso, quando meno ce lo aspettiamo, la storia si ripete...