Dove non c'è legge
non c'è libertà.
Questa affermazione, che molti di voi conosceranno, è attribuita al filosofo John Locke.
Secondo il suo pensiero, legge e libertà costituiscono un binomio indissolubile.
Ma cosa significa realmente?
In assenza della legge, non è possibile garantire la libertà del singolo individuo. In altre parole, la legge non è un ostacolo alla libertà, ma un suo indispensabile strumento di protezione.
Tuttavia, bisognerebbe aggiornare un po' il lessico e capirsi bene su cosa si intende per "legge". Non mi riferisco alla legge formale del parlamento, ma a ogni atto normativo.
In questo panorama, ormai da anni, si fa fatica a non annoverare anche i precedenti giurisprudenziali che ribaltano orientamenti consolidati da anni. Questi diventano una nuova forma di "legge", che influenza e a volte rivoluziona la nostra interpretazione del diritto.
Ma in tutto questo, dov'è la libertà? Questa è una domanda che ci poniamo spesso, soprattutto chi invoca una prevedibilità, una calcolabilità della "legge". È una domanda legittima, ma dobbiamo ricordarci anche un altro aspetto.
Una legge assolutamente prevedibile, in molti casi, va totalmente a favore del più forte del momento. Talvolta, è proprio il guizzo imprevedibile di una nuova interpretazione giurisprudenziale che restituisce l'equità.