La Corte di Appello di Roma, con provvedimenti del 31 gennaio 2025, non ha convalidato i trattenimenti di 43 migranti nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Gjader in Albania.
La Corte ha deciso di rinviare gli atti alla Corte di giustizia Ue, in attesa della pronuncia sui Paesi sicuri, prevista per il prossimo 25 febbraio.
Secondo i giudici romani, sussistono dubbi sull’effettiva sicurezza del paese ospitante. Per questo motivo, alla scadenza dei termini previsti per la convalida, i migranti sono stati riportati in Italia.
I precedenti
Le decisioni della Corte si conformano ai due precedenti del Tribunale di Roma (18 ottobre e 11 novembre 2024), che avevano già negato la convalida dei trattenimenti per migranti portati in Albania. Tali pronunce evidenziavano la stessa problematica: la mancanza di un criterio oggettivo e verificabile per definire un paese come sicuro.
Cambia la Corte ma non il risultato
Per evitare ulteriori dinieghi, la maggioranza aveva tentato di modificare il meccanismo decisionale. Con il Decreto-legge n. 145 del 2024, la competenza sui procedimenti di convalida e proroga del trattenimento era stata trasferita dal Tribunale alla Corte d’Appello. Tuttavia, questa modifica non ha portato a un cambio di orientamento: anche la Corte d’Appello ha deciso di non convalidare i trattenimenti.
Le motivazioni
La Corte richiama la normativa europea in materia di protezione internazionale, in particolare la direttiva 2013/32/UE, la quale stabilisce che un paese terzo può essere considerato sicuro solo se garantisce protezione effettiva a tutte le categorie di persone vulnerabili. La Corte di giustizia dell’Unione Europea ha inoltre chiarito, con una sentenza del 4 ottobre 2024 (causa C-406/22), che questa valutazione deve riguardare l’intero territorio e non può escludere specifiche categorie a rischio.
A livello nazionale, l’art. 14 del D.Lgs. n. 286/1998 prevede che il trattenimento di uno straniero debba essere convalidato entro 48 ore. Se la convalida non avviene, è obbligatoria la liberazione.
La soluzione della vicenda
Nel caso di specie, la Corte d’Appello ha evidenziato che il Bangladesh e l’Egitto, paesi di provenienza dei migranti, non rispettano i criteri di sicurezza per tutte le categorie di persone. In particolare, per il Bangladesh sono segnalate eccezioni per comunità LGBTQI+, minoranze etniche, e vittime di violenza di genere.
Poiché la direttiva europea richiede una verifica puntuale della sicurezza del paese terzo e il governo italiano non ha fornito garanzie adeguate, i giudici hanno ritenuto necessario sospendere il giudizio e rinviare la questione alla Corte di giustizia europea. Inoltre, il mancato rispetto del termine di 48 ore ha imposto la liberazione dei migranti, come già accaduto in precedenti occasioni.
Conclusioni
La Corte d’Appello di Roma ha ribadito un principio fondamentale: la sicurezza di un paese terzo non può essere presunta, ma deve essere dimostrata caso per caso.
Fino a quando la Corte di giustizia europea non chiarirà il concetto di paese sicuro, ogni tentativo di trattenere migranti in Albania rischia di essere bloccato dai giudici italiani.