Nuovo codice degli appalti, il testo pubblicato in Gazzetta

Articolo del 03/04/2023

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Pubblicato in Gazzetta il nuovo Codice degli Appalti, rivisto e integrato sulla base delle osservazioni delle commissioni parlamentari (Decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36).

Il provvedimento, in attuazione della legge 21 giugno 2022, n. 78, è finalizzato a semplificare e sburocratizzare le procedure di appalto in attuazione del PNRR e a promuovere l'autonomia dei sindaci e delle aziende coinvolte.

Il nuovo codice, composto da 229 articoli più allegati, è in vigore dal 1° aprile 2023 ma i suoi effetti si produrranno a partire dal 1° luglio 2023.

Queste le principali novità.

Prevista la digitalizzazione delle procedure, che consentirà di risparmiare dai sei mesi ad un anno per l'avvio delle gare. A partire dal 1° gennaio 2024, sarà istituita una banca dati degli appalti che conterrà le informazioni sulle imprese, riducendo notevolmente i costi e l'uso di carta. Inoltre, la trasparenza sarà garantita dalla disponibilità online delle informazioni per soggetti appaltanti, imprese e cittadini.

Per gli appalti sottosoglia, ovvero fino a 5,3 milioni di euro, le stazioni appaltanti potranno attivare procedure negoziate o affidamenti diretti, rispettando il principio della rotazione. Inoltre, per gli appalti fino a 500 mila euro, le piccole stazioni appaltanti potranno procedere direttamente senza passare per le stazioni appaltanti qualificate. Questo consentirà un taglio dei tempi notevole, soprattutto per i piccoli comuni che devono realizzare lavori di lieve entità.

Previsto un ricorso esteso all'appalto integrato, che prevede che il contratto possa riguardare sia la progettazione esecutiva sia l'esecuzione dei lavori. Per garantire la conclusione dei lavori, sarà possibile procedere anche al subappalto a cascata, senza limiti. I funzionari e i dirigenti degli enti pubblici non saranno ritenuti responsabili in caso di colpa grave se avranno agito sulla base della giurisprudenza o dei pareri dell'autorità.

In merito all'illecito professionale, il Codice prevede una razionalizzazione e semplificazione delle cause di esclusione, e per alcuni reati sarà possibile far valere l'illecito solo a seguito di condanna definitiva, condanna di primo grado o in presenza di misure cautelari.

Il dissenso costruttivo è un'altra importante innovazione introdotta dal Codice. Gli enti che esprimono un parere negativo in sede di conferenza di servizi dovranno motivare la loro decisione e fornire una soluzione alternativa. La valutazione dell'interesse archeologico dovrà essere svolta contestualmente alle procedure di approvazione del progetto, per evitare ritardi nell'opera.

Infine, il Codice tutela il "Made in Italy" e i prodotti europei, prevedendo come criterio di valutazione premiale la percentuale di prodotti originari italiani o dei paesi UE rispetto al totale. Questa misura mira a proteggere le forniture italiane ed europee dalla concorrenza sleale di Paesi terzi. Le stazioni appaltanti potranno inoltre indicare i criteri di approvvigionamento dei materiali per garantire gli standard di qualità più elevati. Tra i criteri premiali figura anche la valorizzazione delle imprese con sede nel territorio interessato dall'opera, promuovendo così l'economia locale e sostenendo le realtà produttive del territorio.

Il monito dell'Anac. Il presidente dell'Autorità anticorruziona Giuseppe Busia, con un comunicato stampa ha dichiarato: 

“Bene l’impulso alla digitalizzazione degli appalti del nuovo Codice. Attenzione, però, a spostare l’attenzione solo sul ‘fare in fretta’, che non può mai perdere di vista il ‘fare bene’. Semplificazione e rapidità sono valori importanti, ma non possono andare a discapito di principi altrettanto importanti come trasparenza, controllabilità e libera concorrenza, che nel nuovo Codice non hanno trovato tutta l’attenzione necessaria, specie in una fase del Paese in cui stanno affluendo ingenti risorse europee".

Due i principali dubbi del Presidente Busia:

  1. la riduzione della trasparenza e della pubblicità delle procedure, principi posti a garanzia di una migliore partecipazione delle imprese, e a tutela dei diritti di tutti i soggetti coinvolti;
  2. soglie troppo elevate per gli affidamenti diretti e le procedure negoziate rendono meno contendibili e meno controllabili gli appalti di minori dimensioni, che sono  quelli numericamente più significativi. Tutto questo col rischio di ridurre concorrenza e trasparenza nei contratti pubblici.

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