Nel 2023 una causa civile in Italia è durata mediamente cinque anni e mezzo nei suoi tre gradi di giudizio (2.075 giorni), mentre una causa penale, per giungere fino in Cassazione, ha impiegato in media quasi 3 anni (1.045 giorni).
Sono questi i dati contenuti nella "Relazione sul monitoraggio statistico degli indicatori PNRR", aggiornata al 2023, curata dalla Direzione generale di statistica e analisi organizzativa (DgSTat) del Dipartimento per la transizione digitale della giustizia, l’analisi statistica e le politiche di coesione del Ministero della Giustizia.
Pur non essendo i dati ancora soddisfacenti, la relazione conferma il trend della riduzione della durata dei processi e dell’arretrato, in linea con gli obiettivi concordati con l’Europa. I dati annuali confermano la tendenza osservata nel primo semestre, al netto di fisiologiche oscillazioni dovute all’effetto del periodo feriale.
A fine 2023 la riduzione del disposition time rispetto al 2019 (anno base di riferimento del PNRR) era pari a:
Nel confronto con il 2022, la diminuzione è stata più consistente nel settore penale (-16,6%), ma apprezzabile anche in quello civile (-6,4%).
Nel settore penale il risultato complessivo si conferma in linea con il target PNRR (-25% entro giugno 2026) e beneficia di un aumento dei procedimenti definiti (+3,9% rispetto al 2019).
Il disposition time penale nel 2023 è di:
L’aumento delle definizioni ha avuto un’accelerazione in Tribunale nell’ultimo anno (+7,6% rispetto al 2022) grazie anche all’impatto positivo di alcune delle misure introdotte dalla riforma Cartabia. Nel 2023 il disposition time della Corte di Cassazione ha raggiunto i 110 giorni, un valore inferiore alla media dei paesi del Consiglio d’Europa.
Più contenuto il calo del disposition time in ambito civile, ma si registra il dato positivo del Tribunale che dal 2020 ha aumentato il numero di procedimenti definiti (nell’ultimo anno l’aumento è stato dell’1,6%).
Il disposition time civile nel 2023 è di:
Nel 2023 le definizioni del settore civile risultano però ancora al di sotto di quelle del 2019 sia in Tribunale, sia in Corte di Appello: un dato che andrà monitorato nella prospettiva del raggiungimento dell’obiettivo concordato di riduzione del disposition time complessivo del 40% entro giugno 2026. La Corte di Cassazione presenta un tasso elevato di definizione a fronte di una diminuzione di iscrizioni.
Lo scorso dicembre la Commissione europea ha accolto la proposta di rimodulazione degli obiettivi di abbattimento dell’arretrato civile avanzata dal Ministero. I nuovi accordi prevedono un obiettivo intermedio di riduzione del 95% dell’arretrato 2019 entro il 31.12.2024 e un obiettivo finale di riduzione, entro il 30.06.2026, del 90% dei procedimenti civili pendenti al 31.12.2022, iscritti dal 01.01.2017 presso i Tribunali e dal 01.01.2018 presso le Corti di Appello.
A fine 2023 si registravano i seguenti risultati:
Lo smaltimento delle pendenze rilevanti ai fini del raggiungimento dell’obiettivo intermedio risulta quindi più che completato per le Corti di Appello e quasi completato per i Tribunali. Tuttavia, per garantire il raggiungimento degli obiettivi finali, sarà cruciale mantenere anche nei prossimi anni una dinamica di smaltimento robusta.
La riduzione dell’arretrato "cosiddetto Pinto" (pendenza ultra-triennale nei Tribunali e ultra-biennale nelle Corti d’appello e quindi a rischio risarcimento per eccessiva durata) rispetto al 2019 è pari al 24,7% in Tribunale e al 37,7% in Corte di Appello.
La relazione: