Corte di Cassazione, sez. Lavoro, Ordinanza n.12171 del 08/05/2019

Pubblicato il

Condividi su FacebookCondividi su LinkedinCondividi su Twitter

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE LAVORO

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BRONZINI Giuseppe – Presidente –

Dott. CURCIO Laura – Consigliere –

Dott. BALESTRIERI Federico – Consigliere –

Dott. PATTI Adriano Piergiovanni – rel. Consigliere –

Dott. LORITO Matilde – Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso 3557-2015 proposto da:

EUROENGEL S.R.L., in persona del legale rappresentante pro tempore elettivamente domiciliata in ROMA, VIA LUIGI LUCIANI 1, presso lo studio dell’avvocato DANIELE MANCA BITTI, che la rappresenta e difende unitamente all’avvocato DAVIDE EPICOCO;

– ricorrente –

contro

B.C.J., elettivamente domiciliato in ROMA, VIA TACITO 50, presso lo studio dell’avvocato RITA ROSSIELLO, rappresentato e difeso dall’avvocato FEDERICO PARTELE;

– controricorrente –

avverso la sentenza n. 279/2014 della CORTE D’APPELLO di VENEZIA, depositata il 24/07/2014 R.G.N. 756/2011.

RILEVATO

CHE:

1. con sentenza del 24 luglio 2014, la Corte d’appello di Venezia rigettava l’appello proposto da Euroengel s.r.l. avverso la sentenza di primo grado, che l’aveva condannata al pagamento, in favore dell’ex agente B.C.J., delle somme di Euro 26.498,48 a titolo di provvigioni, di Euro 13.808,66 a titolo di indennità di fine rapporto e di Euro 16.033,55 a titolo di indennità sostitutiva di preavviso;

2. avverso tale sentenza la società già preponente ricorreva per cassazione con due motivi, cui resisteva l’ex agente con controricorso.

CONSIDERATO

CHE:

1. la ricorrente deduce violazione degli artt. 1742,1743,1746,1747,1748,1749,1175 e 1336 c.c. e vizio motivo, per erronea inclusione delle vendite compiute da La Rude s.r.l. tra quelle originanti un diritto di provvigione per l’agente, nella ravvisata irrilevanza di circostanze prospettate, e di cui offerta prova testimoniale non ammessa, che avrebbero consentito di accertare come per esse non spettasse al predetto alcun diritto, in assenza (nelle vendite effettuate da Euroengel s.r.l. a La Rude s.r.l., soggetti a proprietà e gestione unica da prima dell’ingresso dell’agente e come a lui ben noto) di un’attività di convincimento del potenziale cliente all’ordinazione, ma soltanto di mera propaganda, al di fuori del paradigma normativo dell’art. 1742 c.c., con interpretazione del contratto secondo buona fede, tale da manifestare la revoca tacita del diritto di esclusiva all’agente (primo motivo); violazione degli artt. 1742,1743,1748,1750 e 1751 c.c., in relazione all’art. 112 c.p.c. ed omesso esame di un fatto decisivo per la controversia, per il riconoscimento all’agente delle indennità sostitutiva del preavviso e di cessazione del rapporto calcolate sulle provvigioni per le vendite da Euroengel s.r.l. a La Rude s.r.l., non spettanti per la violazione dalla preponente del diritto di esclusiva, nè avendo l’agente agito in via risarcitoria per detta violazione (secondo motivo);

2. in via di premessa, l’eccezione di inammissibilità del ricorso in difetto di procura speciale, per la menzione della procura alle liti soltanto nella relazione di notifica in via telematica a mezzo PEC, è infondata;

2.1. è valida, ai sensi dell’art. 365 c.p.c. e art. 83 c.p.c., comma 3, la procura alle liti apposta su foglio separato materialmente congiunto al ricorso, conferita con scrittura privata autenticata nella sottoscrizione dal difensore (Cass. 19 gennaio 2018, n. 1255; Cass. 16 gennaio 2019, n. 877): come appunto nel caso di specie, in quanto unita al ricorso, tramite la relazione di notifica incorporata in esso;

3. invece inammissibile, sempre in via di premessa, è l’eccezione di inammissibilità del ricorso per invalidità della sua notifica in quanto compiuta personalmente dall’avvocato, in assenza di indicazione nè documentazione dell’autorizzazione del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, ai sensi della L. n. 53 del 1994, art. 1;

3.1. deve, infatti, essere esclusa la nullità della notificazione di un atto (nella specie, ricorso per cassazione) a mezzo di posta elettronica certificata, se la consegna telematica abbia comunque prodotto il risultato della conoscenza dell’atto e determinato così il raggiungimento dello scopo legale dello stesso, in omaggio alla regola generale sancita dall’art. 156 c.p.c., comma 3: con la conseguenza dell’inammissibilità dell’eccezione con la quale si lamenti esclusivamente detto vizio procedimentale, senza prospettare un concreto pregiudizio per l’esercizio del diritto di difesa (Cass. 16 febbraio 2018, n. 3805), come appunto nel caso di specie;

4. il collegio ritiene che il primo motivo sia inammissibile;

4.1. non si configura la violazione delle norme di legge denunciate, in difetto dei requisiti propri (Cass. 31 maggio 2006, n. 12984; Cass. 28 febbraio 2012, n. 3010; Cass. 26 giugno 2013, n. 16038), consistendo essa nella deduzione di un’erronea ricognizione, da parte del provvedimento impugnato, della fattispecie astratta recata da una norma di legge, necessariamente implicante un problema interpretativo della stessa, non mediato dalla contestata valutazione delle risultanze di causa, riservata alla tipica valutazione del giudice di merito (Cass. 16 luglio 2010, n. 16698; Cass. 12 ottobre 2017, n. 24054);

4.2. il mezzo involge piuttosto una sostanziale contestazione della valutazione probatoria alla base dell’accertamento operato dalla Corte territoriale, adeguatamente argomentato (per le ragioni esposte dall’ultimo capoverso di pg. 5 all’ultimo di pg. 6, fino al quindicesimo alinea di pg. 7 della sentenza), insindacabile in sede di legittimità (Cass. 19 marzo 2009, n. 6694; Cass. 16 dicembre 2011, n. 27197; Cass. 4 novembre 2013, n. 24679);

4.3. esso neppure è stato oggetto di una specifica confutazione, con evidente riflesso sulla violazione del principio di specificità prescritto dall’art. 366 c.p.c., comma 1, n. 4, che esige l’illustrazione del motivo, con esposizione degli argomenti invocati a sostegno della decisione assunta con la sentenza impugnata e l’analitica precisazione delle considerazioni che, in relazione al motivo come espressamente indicato nella rubrica, giustificano la cassazione della sentenza (Cass. 3 luglio 2008, n. 18202; Cass. 19 agosto 2009, n. 18421; Cass. 22 settembre 2014, n. 19959);

4.4. deve essere poi ravvisata l’irrilevanza, alla luce dell’articolato procedimento argomentativo, della deduzione di prove orali di cui la ricorrente ha lamentato la mancata ammissione, tra l’altro neppure allegando le ragioni che avrebbero dovuto indurre ad ammetterle, nè necessarie a individuarne la decisività (Cass. 23 aprile 2010, n. 9748; Cass. 4 aprile 2018, n. 8204) e, prima ancora, la loro omessa trascrizione, in violazione del principio di specificità prescritto dall’art. 366 c.p.c., comma 1, nn. 4 e 6 (Cass. 30 luglio 2010, n. 17915, con affermazione del principio ai sensi dell’art. 360bis c.p.c., comma 1; Cass. 10 agosto 2017, n. 19985);

5. il secondo motivo è infondato;

5.1. a parte un profilo di inammissibilità del vizio denunciato, per la non chiara nè specifica formulazione della censura promiscua (che rende difficoltosa l’individuazione delle questioni prospettate, al fine di una loro riconduzione a specifici motivi di impugnazione: Cass. 17 marzo 2017, n. 7009; Cass. 23 ottobre 2018, n. 26790) di error in iudicando e di error in procedendo per vizio di non corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato (sotto il verosimile profilo di ultrapetizione), non sussistono le violazioni denunciate, per avere la Corte territoriale riconosciuto all’agente indennità direttamente dipendenti dall’inadempimento accertato a carico della preponente (per le ragioni in particolare esposte da pg. 5 a pg. 7 della sentenza), senza altre voci risarcitorie per incidenza del danno da mancata percezione di provvigioni diversamente acquisite (Cass. 10 gennaio 2013, n. 533), che è cosa diversa dal mancato pagamento di provvigioni maturate, queste sì incidenti sulle indennità liquidate;

5.2. è infine meramente enunciata l’omissione di esame di un fatto storico, neppure indicato, nè tanto meno allegato in conformità al paradigma deduttivo previsto dal novellato testo dell’art. 360 c.p.c., comma 1, n. 5 (Cass. s.u. 7 aprile 2014, n. 8053);

6. pertanto il ricorso deve essere rigettato, con regolazione delle spese di giudizio, secondo il regime di soccombenza;

7. ricorrono i presupposti per il raddoppio del contributo unificato come da dispositivo.

P.Q.M.

La Corte rigetta il ricorso e condanna la società alla rifusione, in favore del controricorrente, delle spese del giudizio, che liquida in Euro 200,00 per esborsi e Euro 5.000,00 per compensi professionali, oltre rimborso per spese generali in misura del 15 % e accessori di legge.

Ai sensi del D.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, comma 1 quater, dà atto della sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte della ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso, a norma dello stesso art. 13, comma 1 bis.

Così deciso in Roma, nella Adunanza camerale, il 13 marzo 2019.

Depositato in Cancelleria il 8 maggio 2019

©2024 misterlex.it - [email protected] - Privacy - P.I. 02029690472